Il cibo e le fiabe

Con l’avvicinarsi del Santo Natale, respirando la prima aria gelida, ritornano nella nostra mente le sere accanto al fuoco, quando la famiglia si riuniva e noi più piccoli ascoltavamo le favole raccontateci dai nonni.

Chi ci raccontava, riusciva a trasportarci a cavallo delle parole e mentre ascoltavamo, intraprendevamo, con la fantasia, lunghi viaggi nei luoghi lontani o vicini, che facevano parte del racconto stesso.

Ricordo ancora il languorino, quando mia nonna, nel mezzo del racconto, parlava di tavole imbandite di ogni ben di Dio oppure dei semplici tozzi di pane, sgranocchiati dai poveri protagonisti delle storie. Alla fine dei racconti, se eravamo stati buoni, il premio era una fettina di pane fatto in casa, arrostito sui carboni, con l’inebriante profumo che aleggiava nella casa.

Sì perché in ogni favola c’era sempre una parte di essa dedicata al cibo!   

Il cibo e le favole hanno sempre uno stretto legame.

Il cibo è un premio, una festa, “E la bocca è luogo di conoscenza, esperienza e comunicazione”.

Riflettendoci, è proprio così. Chi di noi non ha avuto l’esperienza di essere premiato dai genitori o dai nonni con una buona fetta di ciambella o un cioccolatino, di quelli buoni che venivano custoditi nei cassetti, proprio per queste occasioni?

Le fiabe sottolineano anche l’importanza che la gastronomia ha nei giorni di festa e nelle grandi occasioni. Ogni evento importante è sottolineato da un ricchissimo pranzo, in funzione propiziatoria. Nelle favole i pranzi tradizionali prevedono nel menù arrosti vari, polli ripieni, orecchiette e sagne. fritture di verdure, dolci di mandorle. fichi secchi, ciambelle e torte!